Secondo quanto stabilito dalla Corte di Cassazione con sentenza n. 22628/22, in seguito a un infortunio la responsabilità del datore di lavoro deve essere accertata attraverso un’attenta verifica dell’influenza del servizio di consulenza.
Nello specifico, una responsabilità oggettiva non può essere attribuita al datore di lavoro se ha affidato la gestione della sicurezza a un consulente, anche se affidarsi a una società di consulenza non si traduce in una delega delle funzioni in materia. Il Tribunale ha sottolineato la necessità di applicare il principio di esigibilità del comportamento dovuto per valutare la trasgressione delle regole e la responsabilità. Tale principio è indispensabile perché mentre la colpa ha un aspetto oggettivo, la condotta ha una connotazione soggettiva, quindi il datore di lavoro potrebbe non aver rispettato le norme, ecco perché si rivela necessaria un’analisi dell’operato della consulenza.
Se è dimostrabile che l’incidente sia avvenuto senza volontà o colpa da parte della direzione, e sia in dubbio la competenza o la validità delle decisioni prese, allora si esige una valutazione più approfondita della situazione. Per esempio, in caso di adozione di dispositivi di protezione individuali non idonei suggeriti dal consulente per la sicurezza sul lavoro, la responsabilità non ricade sul datore di lavoro.
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