L’analisi dei dati relativi all’impatto di malattie professionali e infortuni sul lavoro risulta fondamentale per l’adozione di politiche finalizzate alla salvaguardia della salute dei lavoratori.
Proprio per questo motivo da diversi anni l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) e l’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) in collaborazione con l’Inail hanno lavorato all’elaborazione di stime riguardanti il carico di malattie e infortuni correlati al lavoro e i loro effetti sulla salute relativamente a determinati rischi occupazionali.
Dall’esame dei dati sono venuti fuori risultati che indicano alcune tipologie di lavoro tra le principali fonti di infortunio. Tra queste rientrano fattori di rischio ergonomico, esposizione a polveri tossiche, radiazioni solari, esposizione a rumori di elevata intensità, orari di lavoro prolungati. L’eccessivo carico di lavoro prolungato rappresenta uno dei fattori di rischio professionale causante il maggior numero di decessi con un’incidenza superiore tra gli uomini (circa il 72%).
Inoltre, è stato rilevato che la pandemia abbia influito sul piano occupazionale, provocando cambiamenti causati da nuove forme di organizzazione del lavoro come lo smart working. Infine, l’Inail ha dichiarato che verranno condotti molti studi in questa direzione, vale a dire sui fattori di rischio occupazionale e sugli effetti sulla salute, utilizzando strumenti specifici per raccogliere dati più approfonditi su tutti gli aspetti lavorativi includendo i parametri di sviluppo sostenibile.
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