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La Sicurezza non è un tema di primaria importanza per il Governo Gialloverde?

Nonostante l’allarme di sindacati, giuristi, associazioni impegnate contro la criminalità, pochi giorni fa il governo ha convertito con un colpo di fiducia il decreto “sblocca-cantieri”.

La combinazione di norme come l’aumento della soglia dei subappalti al 40% e l’equiparazione del criterio del miglior prezzo a quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa, per le opere fino a 5 milioni di euro, rappresenta un pericoloso passo indietro non solo rispetto alla necessità di realizzare opere o servizi pubblici di qualità, ma soprattutto rispetto alla tutela dei diritti dei lavoratori delle imprese aggiudicatarie degli appalti pubblici.

Sono infatti troppo spesso proprio i lavoratori in subappalto a riempire il bollettino di guerra delle vittime di incidenti sul lavoro, una cronaca spietata della quotidianità del lavoro nel nostro Paese che il governo sceglie deliberatamente di non vedere. La logica del massimo ribasso ha effetti devastanti innanzitutto sulla sicurezza dei cantieri, in cui le cifre corrisposte ai professionisti per redigere i piani della sicurezza e assumersi responsabilità su centinaia di persone rasentano spesso la soglia del ridicolo. La stessa sorte tocca alla formazione, che spesso non è la priorità proprio nelle aziende (medio-piccole) aggiudicatarie dei subappalti, e al rispetto dei contratti collettivi di settore e ai conseguenti minimi retributivi.

Tutto questo purtroppo è la conferma di un disegno tanto assurdo quanto ingiusto, che il governo ha inaugurato (vantandosene) nella scorsa legge di bilancio, quando il Ministro Di Maio ha scelto di tagliare 1,5 miliardi in tre anni al bilancio dell’INAIL per consentire l’abbassamento di un terzo delle tariffe INAIL alle imprese, rifacendosi sui risarcimenti dei lavoratori vittime di infortunio. Il governo li ha infatti tagliati con poche e mirate modifiche al Testo unico delle assicurazioni sul lavoro, nemmeno dibattute viste le modalità al limite del costituzionale con cui la legge di bilancio è stata approvata, introducendo inoltre un assurdo principio per cui i giudici, nel decidere sulle sanzioni da infliggere ai datori di lavoro colpevoli, potranno considerare la “buona condotta” sia precedente che successiva all’accaduto. Come se nel frattempo non fosse avvenuto un reato. Si tratta di modifiche che contraddicono anche le decisioni della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione, e che hanno messo in allarme tutto il mondo di coloro che si battono per la sicurezza sul lavoro, dagli avvocati giuslavoristi, agli ispettori del lavoro, al sindacato.

Non sono bastate le interrogazioni al Ministro Di Maio, non sono bastate le audizioni di esperti preoccupati in Commissione Lavoro per far ammettere a Lega e a M5S di aver commesso un errore madornale e di star violando il diritto alla salute dei lavoratori. Hanno scelto, con questo decreto scellerato, di proseguire su questa strada.

Evidentemente, la sicurezza sul lavoro è qualcosa che non li riguarda. Anzi: la ritengono superflua.

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