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In Italia 855 contratti collettivi nazionali di lavoro

Molto si è parlato della contrattazione collettiva nazionale, in queste ultime settimane di dibattito circa l’introduzione di un salario minimo orario per via di legge e valido per tutti. Da più parti si è sentito dire che l’indicazione di un costo orario del lavoratore non possa sovrapporsi con quel che le parti sociali hanno messo nero su bianco nei contratti collettivi, che coprono una vasta maggioranza dei lavoratori italiani.

in Italia, i contratti nazionali di lavoro secondo l’ultimo rapporto del Cnel, che tiene l’archivio dei testi depositati in forza della prescrizione di legge risalente al 1986. Gli ultimi ad entrare nell’elenco sono stati i “Letturisti di acqua, gas ed energia elettrica” a braccetto con i “codisti”, coloro che fanno code per conto di altri (il cui contratto risale a dire il vero al 2014). Nel novero si trovano anche i barcaioli.

I contratti più numerosi sono quelli che rientrano nel settore del Commercio (233); seguono i contratti degli enti e istituzioni private (108) edilizia (74) e trasporto (67). Il lungo elenco prosegue con l’agricoltura (51), aziende di servizi (46), poligrafici e spettacolo (42), alimentaristi ‐ agroindustriale (41), chimici (33), meccanici (32), credito e assicurazioni (28), tessili (27) e amministrazione pubblica (20). Infine nella categoria altri vari settori (83) rientrano le restanti voci.

Il report, aggiunge il Cnel, “è l’unico documento disponibile che fornisce un quadro esaustivo della contrattazione nazionale vigente depositata e consente di individuare i Ccnl che risultano in attesa di rinnovo, che, purtroppo, rappresentano ancora una percentuale elevata”. Degli 885 CCNL vigenti, infatti, a giugno 2019 ne risultano scaduti 504 (il 56,9%) e con scadenza successiva al 30/6/2019 i restanti 381 (il 43,1%).

FONTE: LAREPUBBLICA.IT

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