Gli ultimi dati INAIL sugli infortuni e morti sul lavoro, di certo non possono essere considerati buoni. Quasi 50mila i contagi sul lavoro denunciati dall’istituto a causa del COVID-19. I casi mortali sono 252 (+16), concentrati soprattutto tra gli uomini (82,5%) e nelle fasce 50-64 anni (69,8%) e over 64 anni (19,5%), con un’età media dei deceduti di 59 anni.
Dall’analisi territoriale emerge che più di otto denunce su 10 sono concentrate nell’Italia settentrionale: il 56,2% nel Nord-Ovest e il 24,2% nel Nord-Est, seguiti da Centro (11,8%), Sud (5,7%) e Isole (2,1%).
Con il 40,6% dei contagi denunciati, oltre l’83% dei quali relativi a infermieri, la categoria professionale dei tecnici della salute si conferma la più colpita dal virus, seguita dagli operatori socio-sanitari (21,3%), dai medici (10,5%), dagli operatori socio-assistenziali (8,7%) e dal personale non qualificato nei servizi sanitari, come ausiliari, portantini e barellieri (4,7%).
Dopo essere venuto a conoscenza di questi dati, ma non solo, ricordiamo purtroppo che gli infortuni e morti sul lavoro non si fermano al COVID-19, il Segretario Nazionale della CNL – CONFEDERAZIONE NAZIONALE DEL LAVORO, Wladymiro Wysocki ha dichiarato: “La sicurezza dei lavoratori, ancora oggi è un punto debole del nostro Paese, noi tutti stiamo aspettando risposte e soluzioni da parte del Governo. Infortuni e morti sul lavoro, purtroppo sono una triste cronaca quotidiana. Noi non molliamo per il bene dei lavoratori e del lavoro“.
Anche il Senatore William De Vecchis, che come sappiamo lavora a stretto contatto col Segretario Nazionale CNL, ha voluto lanciare un messaggio: “Da Presidente protempore della commissione lavoro del Senato abbiamo approvato la commissione d’inchiesta sugli infortuni sul lavoro, ad oggi non è stata ancora istituita. Gli operai continuano a morire sul posto di lavoro e questo è inaccettabile”.
FONTE: UFFICIO STAMPA CNL – CONFEDERAZIONE NAZIONALE DEL LAVORO
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